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pescedigattoPartecipante
Non mi è capitato di andare inconsapevolmente in un locale di cruising, su questo non credo che davvero qualcuno possa avere problemi.
Il vero problema è che chi si iscrive ad arcigay deve farlo con CONVINZIONE E CONSAPEVOLEZZA, perchè ne appoggio l’operato, gli ideali e la causa. Non trovo invece giusto che arcigay si ritrovi un numero di iscritti (in pratica la maggioranza) che non sa nulla di arcigay e che fa una tessera solo per entrare nei locali.Questo è assolutamente scorretto perchè arcigay non può vantarsi di contare un numero di iscritti che neppure sanno a cosa sono iscritti!
In base a quale criterio reputi giusto che arcigay benefici di una cifra di iscritti che non corrisponde alla cifra di persone che realmente ne vogliono appoggiare gli ideali e l’operato? Ma soprattutto: perchè spacciare per circoli culturali dei locali che culturali non sono?
Perchè chi vuole andare a scopare in un locale deve per forza in via indiretta sovvenzionare arcigay??
SE NON E’ MAFIA QUESTA SPIEGATEMI COME SI CHIAMA QUESTO FENOMENO…pescedigattoPartecipante@lula wrote:
i locali che chiedono di associarsi sono prima monitorati per mesi, vengono chieste informazioni e garanzie precise e vincolanti, e spesso viene rifiutata o ritirata l’affiliazione per i motivi più vari e che cozzano con lo statuto o con lo spirito arcigay
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Questo non è affatto vero! La maggioranza dei locali di cruising apre e nasce già come circolo arcigay… quindi come farebbero a monitorarlo prima?? E’ solo un’affiliazione commerciale.
Non ho detto che arcigay dovrebbe fare pubblicità a locali concorrenti ma solo che dovrebbe evitare di spacciare per circoli CULTURALI i locali di cruising… massimo rispetto per i locali di cruising ma NON SONO CIRCOLI CULTURALI ed è assurdo richiedere l’associazione ad arcigay per consentire l’ingresso in un locale!pescedigattoPartecipanteVedi sei tu male informato. Io parlo per informazione di fonte diretta, a differenza tua che giudichi una persona senza neppure conoscerla. Che i soldi vadano ad arcigay nazionale e non ai comitati nessuno l’ha negato, così come nessuno ha parlato di commissioni sui singoli ingressi.
Il guadagno di arcigay, più che economico è un vantaggio dovuto al controllo totalitario ed alla sua espansione.
E comunque il problema non è QUANTO va ad arcigay e quanto non va, il problema è capire quanto questa imposizione della tessera sia una vera e propria MAFIA.
E LO E’.Sulla tua considerazione sull’avere BISOGNO di andare in sauna, non rispondo perchè si commenta da sola: non ho mai detto di andarci ma non per questo critico chi ci và, nè giudico senza conoscere chi ci và.
Esiste il rispetto e la libertà, ma forse questi concetti non li conosci.pescedigattoPartecipantesolo una cosa mi ha fatto parecchio sorridere, l’affermazione perentoria che riporto più sotto
ne sei così certo? prova a chiedere al gestore del tuo locale gay preferito se è proprio così…@pescedigatto wrote:
In Italia, anche quando la tessera arcigay viene fatta nel locale al momento dell’ingresso, il costo della tessera va quasi tutto DRITTO ALL’ARCIGAY! Quindi i gestori dei locali materialmente non ci guadagnano niente… sono anche essi vittime dello stesso sistema di cui siamo vittime noi utenti dei locali!
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sì ne sono certo. Il 75% va ad arcigay
pescedigattoPartecipante@Anonymous wrote:
appunto. se non ti piace un locale arci gay vai in uno che non lo è. Dov’è il problema?
O pensi che l’arcigay imponga alle saune di affiliarsi a loro?
Amore mio svegliati, sei nel 2008. Nelle saune ormai ci vanno i vecchi e le marchette, hai ancora bisogno di una sauna per scopare?
Oppure hai paura che tua moglie ti scopra la tessera?risposta inutile e polemica: arcigay impone ai locali di affiliarsi, certamente non lo fa minacciando ma lo fa facendo terra bruciata attorno ai pochissimi locali non affiliati. All’estero le associazioni tipo arcigay promuovono TUTTI i tipi di loocali e non esiste affiliazione.
I locali non convenzionati sono pochissimi perchè per legge i club privati non possono fare pubblicità ed i gestori avrebbero problemi ad avviare una nuova attività senza potersi pubblicizzare e con la terra bruciata che gli fa attorno arcigay.
Che poi i locali di cruising non ti piacciono, è una tua considerazione spocchiosa e presuntuosa, lascia agli altri la libertà di decidere se andarci o no. Inoltre ho 27 anni ma a differenza tua ho rispetto di quelli che tu chiami “vecchi” perchè tutti quanti ci dobbiamo arrivare a quell’età prima o poi e non c’è molto da deridere, soprattutto quanto si parla di persone che hanno vissuto la propria gioventù 40 o 50 anni fa!
Non capisco da dove fuoriesce tutto questo odio verso il prossimo e tutta questa presunzione di sapere tutto e di oggettivizzare i propri gusti.pescedigattoPartecipanteCiao, attualmente la tessera si fa solo all’arcigay o nei circoli convenzionati (saune e altri scopatoi, come giustamente li definisci). Non si riceve nulla oltre alla tessera, ma questo magari può anche essere normale dato che adesso c’è internet e non servirebbe a molto il cartaceo.
Il problema è un altro: chi fa la tessera non la fa con lo spirito di aderire ad arcigay ma la fa solo per aderire al ricatto che arcigay fa per consentire l’ingresso nei locali di cruising.
Dunque l’Italia è l’unico paese in Europa dove per entrare nei locali gay di cruising bisogna fare la tessera arcigay.E se non è MAFIA questa allora come la vogliamo definire?????
Certo, lo so che per legge i locali di cruising devono configurarsi come club privati ed essere riservati solo agli associati… ma NON E’ NECESSARIO CHE SIANO ASSOCIATI ARCIGAY!! Esistono tanti altri locali non per gay che si configurano come club privati facendo pagare la propria tessera 0,10€ cioè facendo diventare le persone associate con un costo simbolico, così come fanno tutti i club di scambi di coppie per etero!
Ora non è che mi spaventano certamente i 15 € di tessera arcigay, ma è proprio il concetto che è assurdo… perchè è una vera e propria MAFIA!
Per essere in regola legalmente un gestore di un locale di cruising potrebbe creare una propria tessera facendola pagare un costo simbolico senza associarsi ad arcigay… QUINDI E’ INUTILE NASCONDERSI DIETRO AL FATTO CHE LA LEGGE CONSENTE AI LOCALI DI CRUISING DI STARE APERTI SOLO SE SI HA LA TESSERA!
Preciso che non ho assolutamente nulla contro i locali di cruising nè contro arcigay ma trovo assurdo e mafioso dover costringere a fare la tessera arcigay per entrare nei locali di cruising, dato che praticamente NON esistono locali di cruising non affiliati arcigay!
E trovo assurdo che i locali di cruising, che ripeto per me sono RISPETTABILISSIMI, debbano configurarsi come ASSOCIAZIONI CULTURALI… perchè ripeto sono rispettabilissimi ma di culturale non hanno nulla!Ho amici all’estero che venendo in Italia sono rimasti allibiti da questa imposizione, per loro quasi era incredibile!
E non nascondiamoci dietro al fatto che restringere l’ingresso agli associati arcigay ci tutela in qualche modo… perchè chi ha cattive intenzioni non è certo spaventato dal fare una tessera arcigay!
E soprattutto: se i gestori si staccassero dal circuito arcigay facendo delle tessere a costo simbolico, la tutela sarebbe la stessa dato che comunque sarebbe richiesto il documento per entrare… quindi COSA CAMBIEREBBE??LA VERITA’ E’ CHE ARCIGAY è UNA LOBBY, UNA LONGA MANUS CHE VUOLE GESTRE E CONTROLLARE TUTTI I CIRCUITI GAY E NESSUN LOCALE FAREBBE LA SCELTA DI NON AFFILIARSI, INIMICANDOSI ARCIGAY… SAREBBE UNA SCELTA DIFFICILE E RISCHIOSA, SOPRATTUTTO PER UN NUOVO LOCALE CHE ANCORA NON E’ AVVIATO ED HA BISOGNO DI ESSERE SPONSORIZZATO! AVREBBE SERIE DIFFICOLTA’ A FARSI PUBBLICIZZARE IN QUALUNQUE SITO O RIVISTA… E QUESTA VI PARE LIBERTA’??? A ME NO!
BOICOTTIAMO TUTTI LA TESSERA ARCIGAY… ANDIAMO NEI LOCALI CHE LA RICHIEDONO E MANIFESTIAMO AI GESTORI IL FATTO CHE SE NON CI ENTRIAMO E’ PERCHE’ PER NOI LA TESSERA ARCIGAY E’ UN DETERRENTE E NON UN’AGEVOLAZIONE!
Oltretutto la cosa che infastidisce è che arcigay ogni anno si vanti di grosse cifre di iscritti… lo trovo scorretto perchè chi vuole dovrebbe iscriversi ad arcigay perchè è d’accordo coi principi associativi ed ha voglia di essere un gay militante… non dovrebbe invece essere estorta l’iscrizione alle persone – spesso ignare – che la fanno solo per entrare in un locale!
Senza contare che la maggior parte delle persone che la fanno entrando in un locale non sanno che si stanno associando ad arcigay!
Nulla contro a chi vuole associarsi… ma bisogna farlo per scelta e non per entrare in un locale!!E ripeto, il problema non è il costo esiguo della tessera (che in un anno si ammortizza) ma è proprio il concetto MAFIOSO che è assurdo! All’estero le associazioni gay sponsorizzano i locali gay GRATUITAMENTE!
In Italia, anche quando la tessera arcigay viene fatta nel locale al momento dell’ingresso, il costo della tessera va quasi tutto DRITTO ALL’ARCIGAY! Quindi i gestori dei locali materialmente non ci guadagnano niente… sono anche essi vittime dello stesso sistema di cui siamo vittime noi utenti dei locali!pescedigattoPartecipanteHai perfettamente ragione ed in effetti la mafia della tessera è una vergogna soltanto italiana!
consentire l’ingresso nei locali di cruising.
Arcigay ha un primato numerico di iscritti dovuto al fatto che la gente si tessera per entrare nei locali di cruising… e come è ovvio chi vuole scopare per farlo si tessererebbe anche ad azione cattolica se gli offrissero dei locali per scopare facilmente.Quindi non mistifichiamo le cose facendo passare arcigay per un’associazione con milioni di militanti! Arcigay ha migliai o milioni (questo non lo so) di iscritti ma pochissimi militanti (e questo lo si evince dalla scarsa affluenza ai circoli delle varie città, se si escludono i capoluoghi più grandi).
Dunque l’Italia è l’unico paese in Europa dove per entrare nelle saune e nei locali gay di cruising bisogna fare la tessera arcigay.
E se non è MAFIA questa allora come la vogliamo definire?
Per legge i locali di cruising devono configurarsi come club privati ed essere riservati solo agli associati… ma NON E’ NECESSARIO CHE SIANO ASSOCIATI ARCIGAY!! Esistono tanti altri locali non per gay che si configurano come club privati facendo pagare la propria tessera 0,10€ cioè facendo diventare le persone associate con un costo simbolico, così come fanno tutti i club di scambi di coppie per etero!
Arcigay, a parte le politiche di facciata e le campagne di facciata, in questi anni ha dimostrato di fare tanto per se stessa e poco per gli altri!
Sia chiaro che condivido in toto le politiche “di facciata” di arcigay quali la lotta all’omofobia, le campagne di sensibilizzazione sulle malattie, le lotte per ottenere i diritti e sensibilizzare la classe politica.LA VERITA’ E’ CHE ARCIGAY è UNA LOBBY, UNA LONGA MANUS CHE VUOLE GESTRE E CONTROLLARE TUTTI I CIRCUITI GAY E NESSUN LOCALE FAREBBE LA SCELTA DI NON AFFILIARSI, INIMICANDOSI ARCIGAY… SAREBBE UNA SCELTA DIFFICILE E RISCHIOSA, SOPRATTUTTO PER UN NUOVO LOCALE CHE ANCORA NON E’ AVVIATO ED HA BISOGNO DI ESSERE SPONSORIZZATO! AVREBBE SERIE DIFFICOLTA’ A FARSI PUBBLICIZZARE IN QUALUNQUE SITO O RIVISTA… E QUESTA VI PARE LIBERTA’??? A ME NO!
BOICOTTIAMO TUTTI LA TESSERA ARCIGAY… ANDIAMO NEI LOCALI CHE LA RICHIEDONO E MANIFESTIAMO AI GESTORI IL FATTO CHE SE NON CI ENTRIAMO E’ PERCHE’ PER NOI LA TESSERA ARCIGAY E’ UN DETERRENTE E NON UN’AGEVOLAZIONE!
E ripeto, il problema non è il costo esiguo della tessera (che in un anno si ammortizza) ma è proprio il concetto MAFIOSO che è assurdo! All’estero le associazioni gay sponsorizzano i locali gay GRATUITAMENTE!
In Italia, anche quando la tessera arcigay viene fatta nel locale al momento dell’ingresso, il costo della tessera va in parte ALL’ARCIGAY! Quindi i gestori dei locali materialmente non ci guadagnano niente… sono anche essi vittime dello stesso sistema di cui siamo vittime noi utenti dei locali!pescedigattoPartecipante
“Il Giornale” alza il velo sul grande affare Arci: Regali ai circoli da un miliardo l’anno.
Nessuno controlla i circoli culturali, si lamentano i baristi e i ristoratori. Eppure qualche sorpresa c’è stata. A Mignanego, 3.300 anime in provincia di Genova, i carabinieri che hanno suonato al campanello dell’Arci «Più o meno» non hanno interrotto il solito cineforum sul realismo sovietico, o un dibattito sulla pace nel mondo. Ma un’allegra maratona di sesso di gruppo. «Qual è il problema? – ha risposto scocciato il titolare, Francesco I., quando gli hanno ritirato l’autorizzazione – Il sesso è cultura, e l’orgia rappresenta un momento di aggregazione». E ancora: «In due sere ho portato all’Arci 130 soci, roba che neanche in un mese di Feste dell’Unità». L’Arci Bitte di Milano – 900 metri quadrati con ristorante, giardino e libreria – in sei mesi di soci ne aveva fatti addirittura 12 mila. Un record, in una città tradizionalmente non proprio «rossa». Poi a maggio sono arrivati i vigili urbani e hanno messo i sigilli. Il motivo? «Non agivano da semplice circolo, erano un locale pubblico a tutti gli effetti». Il presidente dell’Arci milanese, Emanuele Patti, l’ha presa malissimo: «Quel circolo si è inserito in un certo circuito di locali milanesi, cui evidentemente dà fastidio».
Su questo l’Arci ha perfettamente ragione. Il Bitte dava molto fastidio ai proprietari dei locali pubblici. E danno altrettanto fastidio i 34 mila «circoli culturali e ricreativi» italiani che vendono cibo e bevande (anche alcoliche, naturalmente) ai loro soci. Perché fanno un giro d’affari – denuncia la Fipe, Federazione italiana dei pubblici esercizi – di 5,5 miliardi di euro l’anno. Praticamente esentasse. E danno lavoro a 80 mila dipendenti mascherati da «volontari», pagati solo attraverso un rimborso spese, pochi euro all’ora senza contributi. Quanto ci rimette lo Stato? Oltre un miliardo di euro all’anno. Per intenderci, con quei soldi in cassa il governo potrebbe triplicare la «social card».
Solo l’Arci, «l’associazione culturale e ricreativa italiana» – che per statuto «si riconosce nei valori democratici nati dalla lotta di liberazione contro il nazifascismo», «promuove cultura, socialità e solidarietà» e che ha aderito allo sciopero generale della Cgil di venerdì –, ha 5.577 circoli sparsi per l’Italia, e conta la bellezza di un milione, 150 mila e 393 soci. Venerdì sera al circolo Magnolia di Milano c’erano centinaia di giovani, fino alle 4 del mattino. Per discutere di antifascismo? No, la meglio gioventù ha ballato fino all’alba al ritmo del dj set «Fucked from above», tra una Guinness media (4 euro) e un mojito (7). Già, proprio quello che si fa all’«Hollywood», la discoteca delle veline e dei calciatori, anche se lì la coda all’entrata è più lunga e i clienti per vestirsi seguono un codice diverso.
I punti ristoro dei circoli Arci non pagano l’Iva, non pagano imposte dirette e nemmeno quelle locali. In pratica devono versare solo la tassa dei rifiuti ma in versione «ridotta», pari a un quinto di quella pagata da bar e ristoranti. Risultato: il «punto ristoro» di un circolo risparmia rispetto a un bar il 24% del giro d’affari in sconti fiscali e un altro 12% in risparmi sul costo del lavoro. Un’indagine del Cirm rivela che il 43,6% di chi frequenta i circoli lo fa per «bere con gli amici», il 16,6% per «fare sport», il 13,5% per «ascoltare musica e ballare». Meno di 7 tesserati su 100 frequentano abitualmente «dibattiti e conferenze». Se «l’orgia è un momento di aggregazione» (e non ci sono dubbi) anche i superalcolici e la musica techno «promuovono la socialità». Resta da capire perché lo Stato decide di regalare un terzo degli incassi allo spettacolo discodance di «Puccia Recchia e i fanscazzisti», in cartellone all’Arci emiliana «Fuori Orario», mentre pretende fino all’ultima tassa dalla concorrenza che si esibisce nelle vicine discoteche della riviera romagnola. «Questa è concorrenza sleale – attacca il direttore generale della Fipe, Edi Sommariva –. Nel Dopoguerra, i circoli avevano davvero una funzione sociale, e anche politica, che oggi non hanno più. Occupano il nostro stesso mercato, offrono semplicemente divertimento, e in cambio chiedono soldi ai loro clienti». Ma tra un bar e un circolo non c’è proprio nessuna differenza? «Una sola – conclude Sommariva –. Al bancone dell’Arci non fanno scontrini». (Paolo Beltramin – Il Giornale)
“Il Giornale” e l’inchiesta sull’Arci. I paradisi Arci: gin a 7 euro e zero scontrini.
Bum, bum, bum. Come dibattito culturale è un fallimento: non parla proprio nessuno. Le uniche frasi sono le urla al bancone del bar. Per chiedere un altro Gin&Tonic bisogna proprio sgolarsi. Bum, bum, bum. Alla consolle stanotte c’è «Congorock». Il nome d’arte forse è un omaggio alla causa del multiculturalismo, ma Congorock non viene dall’Africa e non suona il rock. È un ragazzotto di Milano, e in internet si definisce «appartenente alla nuova ondata dell’italian electro».Bum, bum, bum. In parole povere, Congorock fa il dj, mette sui piatti le tracce di suoni indistinti ad altissimo volume. È la musica da discoteca che va più di moda negli ultimi tempi: niente ritornelli, niente strumenti, solo rumori rielaborati da un impianto elettronico. E sparati dagli amplificatori a ritmo forsennato. Ma questa non è una discoteca. È il circolo culturale Arci «Magnolia» a mezzanotte di venerdì 12 ottobre. La serata, qui all’Idroscalo di Milano è appena cominciata.
Questa non è una discoteca, ma è come se lo fosse. All’ingresso i buttafuori controllano uno per uno i ragazzi in coda e fanno a tutti il classico timbro sulla mano. È il momento di tirare fuori il portafogli. Dieci euro per la tessera più 5 per l’ingresso più uno per il guardaroba più 7 per ogni cocktail. Pronti via, il tempo di buttar giù un Cuba Libre e si sale in pista. Congorock dà la carica a oltre duecento persone. Lui è la star della serata, ma ogni tanto gli danno il cambio i due «artisti minori»: «24hours party people» e «Fucked from above» (ovvero «Scopato da sopra»).
Bum, bum, bum. Fa caldo, si sta stretti, il rumore è assordante. Ogni mezz’ora si fa pausa per un altro cocktail o per un superalcolico, che costa meno (3 euro) e fa più effetto. Dopo la tappa al bancone si passa nel cortile interno, dove c’è spazio per bere il drink, fumare e dare un’occhiata allo shop. Già, perché il circolo culturale vende anche magliette: la più gettonata ha stampata l’immagine della Vergine e lo slogan «Festa della Madonna!». Prezzo, 10 euro. Meglio comprare anche un sacchetto di patatine, però, per «asciugare» l’alcol prima di tornare in pista.
Questa è proprio una discoteca, ma è come se non lo fosse. Almeno per il fisco. Al circolo culturale Arci «Magnolia» non si fanno scontrini. Non si paga l’Iva e nemmeno una lunga serie di altre imposte che toccano soltanto ai locali «ufficiali». Lo spazio è di proprietà della Provincia di Milano, che lo concede all’associazione a un prezzo politico. «E in questi giorni dovrebbe darci l’autorizzazione a trasformare il vecchio impianto elettrico in un innovativo sistema fotovoltaico» rivela soddisfatto Emanuele Patti, presidente dell’Arci di Milano. D’estate il Magnolia è un locale pubblico aperto a tutti, ma da fine ottobre a fine maggio si trasforma in un circolo culturale, «ingresso riservato solo ai soci», praticamente esentasse.
Quanti sono i dipendenti del «Magnolia»? La domanda è a trabocchetto, perché i circoli culturali sono basati sul volontariato. «Infatti la struttura è mandata avanti dai 15 membri del direttivo, che non prendono mica soldi – assicura Patti –. Poi però abbiamo a contratto una decina di tecnici, dai baristi ai fonici. Tutto regolare». Nel cortile del circolo, venerdì notte, c’è un ragazzo che sta sempre immobile in un angolo. Fuma una sigaretta dietro l’altra, non conosce nessuno. «Scusa, tu lavori qui?». «Perché me lo chiedi?». «Vorrei provare a lavorare anch’io al Magnolia, sai a chi posso mandare il curriculum?». «No, guarda, io do solo una mano, io non c’entro…». «Ma come hai fatto?» «Conosco qualcuno… Ma guarda che io mica lavoro qui». No, il ragazzo non lavora al Magnolia, però rimane fermo a controllare i soci-clienti che fumano nel cortile dall’apertura alla chiusura, dalle 10 di sera alle 4 del mattino.
L’articolo 3 del regolamento nazionale dell’Arci annuncia i «campi prioritari dell’associazione». Al punto N c’è «l’affermazione della cultura della legalità» e l’«impegno per l’affermazione della giustizia sociale». A proposito di legalità, la legge italiana vieta di tesserare nuovi soci direttamente all’ingresso del locale. Bisogna presentare il modulo in anticipo, altrimenti sarebbe troppo semplice, si perderebbe anche l’ultima distinzione tra locale pubblico e circolo privato. Eppure all’ingresso del Magnolia c’è un tavolino riservato per iscriversi al momento, magari lasciando dati falsi (nessuno controlla la carta d’identità), senza nemmeno leggere lo statuto.
Impossibile spiegare a Francesca, 21 anni, quasi laureata, che proprio stasera si è iscritta a un’associazione che ha sostenuto l’ultimo sciopero della Cgil e si batte per la depenalizzazione delle droghe leggere. «Ma ti sembra il posto per parlare di queste cose? Io sono qua per fare casinoooo!», risponde urlando. Forse non si è accorta che la musica è finita. Sono le 4 di mattina, il «Magnolia» sta chiudendo ed è ora di tornare a casa. Comunque ha ragione, non è proprio il posto per parlare di queste cose. Francesca ha il giubbotto Moncler e i jeans strappati Abercrombie & Fitch. «Me li hanno portati dall’Americaaaa!», continua a urlare. Poi capisce che la serata è proprio finita. Come dibattito culturale è stato un fallimento. Però è stata davvero «una festa della Madonnaaaa!», grida ancora la ragazza prima di uscire. La porta a casa il fidanzato che è rimasto un attimo indietro. Sì e fermato all’ingresso del circolo culturale, davanti alla macchinetta sulla destra, per fare l’alcoltest.
“Il Giornale” e l’inchiesta sull’Arci. Saune e club per orge gay.
«011 Sauna club», Torino. «Cruising Canyon», Milano. «Porto de Mar», Venezia. «Hangar», Roma. E via dicendo. L’elenco, pubblicato sul sito nazionale dell’Arcigay, è decisamente lungo. Cosa sono? Sono circoli convenzionati con l’Arcigay. Ovvero dei locali dove si può guardare film porno e fare sesso. Sono locali di scambisti come ce ne sono tanti, ma questi hanno deciso di convenzionarsi con l’Arcigay per poter pagare meno tasse e usufruire delle agevolazioni proprie dei circoli privati. (Il Giornale)link:
http://www.notiziegay.com/?p=21623
http://www.notiziegay.com/?p=21627
http://www.notiziegay.com/?p=21629pescedigattoPartecipantetroll almeno cerca di proporre argomenti validi di discussione e non solo spam
pescedigattoPartecipantetroll alla frutta
pescedigattoPartecipantecaro troll vorrei sapere quando ed in quale post ho affermato di essere di destra e di avere una ragazza. Me lo linki per cortesia? ti ringrazio!
pescedigattoPartecipantetroll
pescedigattoPartecipantepovero troll, offende non avendo altri argomenti…
pescedigattoPartecipantePropongo il modello estero dove le piccole associazioni non globalizzate e non interessate ad un ritorno economico aiutano genuinamente la comunità senza competere tra di loro e soprattutto senza puntare a primati numerici per ottenere favoritismi politici ed economici come invece fa Arcigay con il sistema del tesseramento coatto.
All’estero non esistono le tessere… e tutto funziona benissimo!pescedigattoPartecipante@Anonymous wrote:
pescione…perchè non crei tu un’associazione gay??? in modo che tu se associ nn indirizzi nessuno nelle saune e crussing che sembra il nome dei croccantini per gatti.
Se ritieni che questo sistema sia colluso con mafia e non faccia ciò che corrisponde alle tue vedute allora muoviti diversamente.
Fonda un’associazione.
In questo modo cosa ottieni??? è come se volessi cambiare la mentalità degli omosessuali di destra. 😉
Forse non ti è chiaro che sono contrario all’associazionismo tout court. L’esempio di Arcigay non ti è bastato fino ad oggi? cosa ha fatto realmente per la comunità gay? proprio niente… ha fatto solo tante politiche di facciata per dissimulare il suo reale intento: FARE SOLDI E SFRUTTARE L’ASSOCIAZIONISMO IN AMBITO POLITICO.
Non ho nulla contro le saune ed i locali di cruising, che io stesso non ho disprezzato quando sono stato all’estero (dato che in Italia sono preclusi a chi come me decide di non cedere al ricatto di tesserarsi ad Arcigay) ma sono convinto che saune e cruising debbano essere aperti e pubblicizzati per conto loro e non assolutamente da un’associazione il cui scopo dovrebbe essere fare gli interessi della comunità gay promuovendone il benessere.Arcigay dovrebbe essere un’associazione filantropica e di orientamento anche per i giovanissimi, ma come può avere questo ruolo se PER SETE DI DENARO sponsorizza dei locali di cruising SPACCIANDOLI PER CIRCOLI CULTURALI? Questa è la dimostrazione che Arcigay tiene molto di più al denaro che ad assolvere la funzione filantropica e a scopo non di lucro che invece dovrebbe avere.
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