Gay.it Forum › Forum › Famiglie omogenitoriali › Sposati e con figli. I gay che si "scoprono" tardi
- Questo topic ha 41 risposte, 14 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 6 anni, 4 mesi fa da
Marino.
-
AutorePost
-
30 Luglio 2015 alle 13:24 #949923
feral
Partecipante@neoclassico2 wrote:
Per quel che dice l’amico Feral sul percepire la propria omosessualità credo che confonda alcune cose . Quando sei ragazzo o adolescente , che tu sia omosessuale o etero , è l’istinto che ti spinge , è l’attrazione sessuale che ti coinvolge inizialmente . Ed è naturale che sia così : altro è che questo percepire attrazione e quindi consapevolezza della propria identità sessuale non maturi poi , naturalmente , nel desiderio di conoscenza e relazione , che è tutta un’altra storia .
Forse è vero, ho mal contestualizzato il mio discorso in riferimento alle fasi del ciclo di vita… e forse è stato fatto con gli occhi dell’adulto o nel mio caso del giovane adulto. Però credo che in qualche modo facciamo lo stesso discorso.
Il persorso che porta dalla consapevolezza dell’attrazione sessuale verso l’altro uomo, quella che chiami consapevolezza della propria identità sessuale, può maturare o meno nel desiderio di conoscenza e relazione.
Il desiderio di conoscenza e relazione riguarda forse di più l’età adulta? Non lo so… Ma quello che mi chiedo e chiedo anche a voi… quando ci si può definire omosessuali? Quando si può dire di “essersi scoperti omosessuali” semplicemente quando si prova attrazione? Oppure quando si acquisisce questa nuova consapevolezza del desiderio di conoscenza e relazione???Sentirsi omosessuale, avere un’identità omosessuale vuol dire sentire attrazione fisica per l’altro dello stesso sesso o è forse molto di più???
31 Luglio 2015 alle 23:55 #949933neoclassico2
PartecipanteCercherò di rispondere a Feral , ovviamante basandomi sul mio percorso o meglio sul mio modo di percepire la mia identità….
Tutto nasce inizialmente dall’attrazione , che tu sia omo o etero…..se sei etero sei naturalmente attratto dal guardare una donna , in lei scorgi lineamenti , caratteristiche, movimenti , portamento che ti colpiscono inizialmente , suscitano in te curiosità , perchè è donna e perchè ha dellle particolari caratteristiche che ti suscitano emozioni ( altrimenti ci si innamorerebbe di tutte le donne che si incontrano ) . Lo stesso vale per l’omosessuale che è naturalmente attratto da una persona del suo stesso sesso , e in particolare per quelle caratteristiche fisiche e non ,( anche il tono di voce , o un odore , o un movimento o un modo di guardare ci possono trafiggere e comunicare tante cose ) …..Poi nasce il bisogno di creare una relazione ….ma questo è normale , tanto più nel mondo gay dove la fisicità assume una valenza particolare , dove l’istintività è quasi primordiale e immediata , dove spesso si inizia proprio da quello dove nel mondo etero , forse più dei miei tempi , si finiva , cioè mi spiego , spesso nel mondo gay si comincia dal sesso e poi ci si conosce e si sente il bisogno di creare una relazione e non il contrario : ma forse queste sono considerazione da un uomo di mezza età come me , che ha conosciuto prima e lungamente la vita etero e ha ricevuto e vissuto con una educazione oggi spesso dimenticata o considerata ( devo dire a volte purtroppo ) obsoleta . Ma nell’omosessualità si giustifica questo fatto proprio con la modalità tutta maschile dell’approccio al sesso , che ovviamente tra due esseri dello stesso sesso si manifesta esponenzialmente . Spero di essermi spiegato e di aver esaudito la tua richiesta Feral , e di non averti annoiato per la mia lungaggine .:)4 Agosto 2015 alle 15:56 #949934feral
Partecipante@neoclassico2 wrote:
Cercherò di rispondere a Feral , ovviamante basandomi sul mio percorso o meglio sul mio modo di percepire la mia identità….
Tutto nasce inizialmente dall’attrazione , che tu sia omo o etero…..se sei etero sei naturalmente attratto dal guardare una donna , in lei scorgi lineamenti , caratteristiche, movimenti , portamento che ti colpiscono inizialmente , suscitano in te curiosità , perchè è donna e perchè ha dellle particolari caratteristiche che ti suscitano emozioni ( altrimenti ci si innamorerebbe di tutte le donne che si incontrano ) . Lo stesso vale per l’omosessuale che è naturalmente attratto da una persona del suo stesso sesso , e in particolare per quelle caratteristiche fisiche e non ,( anche il tono di voce , o un odore , o un movimento o un modo di guardare ci possono trafiggere e comunicare tante cose ) …..Poi nasce il bisogno di creare una relazione ….ma questo è normale , tanto più nel mondo gay dove la fisicità assume una valenza particolare , dove l’istintività è quasi primordiale e immediata , dove spesso si inizia proprio da quello dove nel mondo etero , forse più dei miei tempi , si finiva , cioè mi spiego , spesso nel mondo gay si comincia dal sesso e poi ci si conosce e si sente il bisogno di creare una relazione e non il contrario : ma forse queste sono considerazione da un uomo di mezza età come me , che ha conosciuto prima e lungamente la vita etero e ha ricevuto e vissuto con una educazione oggi spesso dimenticata o considerata ( devo dire a volte purtroppo ) obsoleta . Ma nell’omosessualità si giustifica questo fatto proprio con la modalità tutta maschile dell’approccio al sesso , che ovviamente tra due esseri dello stesso sesso si manifesta esponenzialmente . Spero di essermi spiegato e di aver esaudito la tua richiesta Feral , e di non averti annoiato per la mia lungaggine .:)Si neoclassico2, ti sei spiegato benissimo. Provo a rimodulare con parole altre quello che ci hai scritto. Mi pare di capire che nella definizione dei rapporti omosessuali, gay in particolare, tutto passa prima attraverso il corporeo fatto di lineamenti, odori, caratteristiche fisiche e movimenti. Da qui nasce un interesse che poi può portare o meno alla relazione con l’altro specifico che suscita tante emozioni che passano attraverso il corporeo.
Questo però mi pare abbia a che fare con le relazioni e le modalità attraverso cui può nascere una relazione (sessuale e/o affettiva).
Il mio interrogativo invece è un altro. Ovvero:
Quand’è che mi posso definire omosessuale?
Quando mi rendo conto che desidero con il corpo ed attraverso il corpo un altro uomo? Oppure quando inizio ad immaginare la mia vita accanto ad un uomo? (ed in questo caso non penso ad una persona in particolare ma al desiderio, ideale, di vita accanto ad una persona dello stesso sesso).Io credo che tra il rendersi conto di essere sessualmente attratto da un uomo ed il desiderare una vita d’amore con un uomo ci sia in mezzo un percorso che può essere più o meno difficile. Quindi partendo dal presupposto che il riconoscere il desiderio sessuale per un uomo non coincide immediatamente con il desiderare una vita d’amore accanto ad un uomo mi chiedo… ci si definisce omosessuali quando si desidera sessualmente oppure quando si desidera l’amore di un uomo???
Ma mi piacerebbe sentire anche gli altri partecipanti a questa discussione che mi sembrano un pò silenziosi
4 Agosto 2015 alle 20:28 #949935neoclassico2
PartecipanteCaro Feral , io credo ci si riconosca omosessuali quando si è fisicamente attratti da una persona del nostro stesso sesso , tutto parte da lì…….da lì poi nasce l’esigenza di creare una relazione , una vita di coppia , tutto quello che di più bello si può desiderare nel condividere la propria vita con la persona che si ama . L’immaginare la propria vita accanto alla persona che si ama presuppone che uno la scelta sulla propria identità l’abbia già fatta , naturale quindi che un etero immagini la propria vita con una donna e un omosessuale una vita condivisa con un uomo . Ma l’oggetto della nostro sogno di amore e di vita lo abbiamo già seclto , uomo o donna che sia , in base alla nostra identità sessuale . E’ normale e naturale che sia così , e non mi preoccuperei più di tanto . Potrei essere più diretto e volgare , forse più esplicito e chiaro , ma non mi sembra il caso …..in poche parole se ti piace quello sei omo , se ti piace quella sei etero : poi deciderai con quale dei due immaginare il tuo futuro :)….un abbraccio 🙂
5 Ottobre 2015 alle 20:09 #949936anonymous
PartecipanteNel delicato settore della maternita’ e paternita’ da parte di uomini e donne omosessuali esistono poche ricerche e studi e, in Italia se ne e’ occupata una ricercatrice e giornalista con il saggio (il primo qui nel nostro Paese), intitolato ‘Mamme e papa’ omosessuali’ (Bonaccorso, 1994 – ed. Riuniti). Ovviamente non sono certo mancati studi psicologici statunitensi che, pero’, non sono esaurienti e forse ancora nell’ottica di combattere il pregiudizio antigay, dando troppa enfasi al discorso scientifico, quando in realta’ la casistica utilizzata e’ ridicolamente bassa per comprovare le loro ipotesi (ma questo e’ un po’ il problema delle ricerche biologiche o genetiche). Gli studi sono spesso descrittivi e raramente longitudinali. L’autrice dice: “Il punto centrale e’ tentare di capire se e come l’omosessualita’ genitoriale interferisca nella vita emotiva, affettiva, psicologica, sessuale e sociale di un bambino”. Un ipotesi significativa, che iniziali ricerche gia’ rendono attendibile, sta nel fatto che l’omosessualita’ non interferisca nello sviluppo dell’identita’ di genere e nell’identita’ sessuale cosí come nel successivo orientamento sessuale del bambino. Alla base del cambiamento culturale in fatto di genitorialita’ sta il cambiamento della struttura famiglia. E’ qualcosa di diverso dallo stereotipo di dieci o piu’ anni fa. Anche il linguaggio e’ cambiato: si parla di donne single, di padri sostitutivi, di madri e padri non biologici e orribilmente di bambini artificiali. Negli USA almeno un terzo delle donne lesbiche sono madri. Sono donne che si sono separate/divorziate oppure che hanno scelto di rimanere single e avere un figlio, naturalmente oppure con la procreazione assistita. In Italia il fenomeno e’ come ci si puo’ aspettare sommerso, prolungamento naturale di quello stile di vita clandestino e che impera da anni nel nostro Paese cattolico e ipocrita e, comunque la maggior parte di queste donne non ha utilizzato il donatore di seme (Bonaccorsi, 1994). I padri gay naturali negli USA sono circa 2 milioni, senza contare quelli che hanno ottenuto l’adozione (adottivi) e quelli affidatari che forse sono numericamente poco significativi, da un punto di vista statistico. I figli sono chiaramente il risultato di una precedente relazione eterosessuale, oppure hanno preso il cosiddetto “utero in affitto” ovvero per mezzo di una madre surrogata. Dal punto di vista morale, invece, gli affidatari (uomini o donne omosessuali) sono un esempio civico per l’impegno ad accogliere/adottare bambini che in gergo vengono chiamati “spazzatura” (tresh children), cioe’ quegli orfani che presentano problemi di natura fisica, handicap vari e per questo non scelti e lasciati in istituti. Per i figli, bambini o adolescenti che vivono con genitori gay o lesbiche, sono stati fatti studi che cercano di evidenziare le possibili alterazioni sulla personalita’, in particolar modo sull’autostima e sul concetto di se’. I dati che emergono, anche se i campioni esaminati sono poco numerosi, indicano che non puo’ essere l’orientamento sessuale della madre l’elemento disturbante. Si e’ potuto riflettere anche sul fatto che la discriminazione sociale, specie nella scuola, che viene fatta verso i bambini con genitori gay o lesbiche, sono da ritenersi ne’ piu’ ne’ meno che dei potenziali fattori di conflitto come per altre discriminazioni tipiche di quell’eta’: l’essere bassi o grassi, ecc. Influenze negative potrebbero esserci prendendo in considerazione le circostanze generali, soprattutto ambientali in cui si verificano e la personalita’ del bambino (Richardson, 1981). Paternita’ gay Scallen (1981) ha comparato padri gay e padri non gay, utilizzando il questionario che indaga le abilita’ del ruolo paterno (EFRQ). Ha notato che i padri gay sono stati piu’ di sostegno con i figli e sono meno tradizionalisti nel loro approccio di genitore. Altre ricerche hanno invece messo in risalto i seguenti punti: 1) molti padri gay si relazionano in maniera positiva con i loro figli; 2) l’orientamento sessuale del padre e’ poco importante all’interno della relazione padre/figlio; 3) e infine che, egli cerca tenacemente di creare una stabilitita’ nella vita familiare e una positiva relazione che di solito ci si aspetterebbe da i genitori tradizionali (Harris, 1985). Altri studi (Harris & Tunner, 1986 et al.) sono arrivati alla conclusione che l’omosessualita’ non e’ incompatibile con l’efficacia della paternita’. Nessuna differenza e’ stata trovata fra padri eterosessuali e omosessuali rispettivamente sulle questioni che riguardano: il problem solving, il provvedere alla ricreazione e al gioco con i figli, all’incoraggiamento all’autonomia e nessuna difficolta’ e’ emersa rispetto alle cure e all’allevamento. I padri gay riportarono di essere molto soddisfatti con i loro figli e di aver pochi dissaccordi con il proprio partner nelle questioni che riguardano la disciplina e l’educazione dei figli. I padri gay risultarono meno autoritari e piu’ sensibili rispondendo piu’ facilmente nel percepire i bisogni dei figli rispetto ai padri non gay. Anche per quanto rigrada l’espressione dell’intimita’ con i bambini non e’ emersa nessuna differenza statisticamente significativa fra i due campioni di padri, eccetto che essi appaioni meno disponibili nelle manifestazioni di intimita’ con il loro partner rispetto ai padri non gay. Maternita’ lesbica Storicamente i tribunali ed i principali media, hanno asserito che esistono delle differenze fra madri lesbiche e non, ed inoltre che queste differenze dimostrano che le madri lesbiche non possono essere dei buoni genitori. La piu’ comune asserzione, sembra sia stata che le lesbiche non hanno attenzioni per i loro figli, che rifiutando gli uomini, negano ai loro figli l’accesso ai modelli positivi del ruolo maschile e, che il loro lesbismo le rende inadatte alla maternita’, poiche’ questo implica una patologia sottostante. Gli studi seguenti esaminano alcuni aspetti delle “funzioni materne” delle lesbiche e le differenze rispetto alla controparte eterosessuale. Attitudini materne e comportamento: Mucklow e Phelan (1979), esaminarono 34 madri lesbiche e 47 eterosessuali, per determinare se c’era una significativa differenza tra i due gruppi sul livello delle attitudini materne e selfconcept (concetto di se’). Essi trovavano che i due gruppi di madri non differivano nelle attitudini materne o nel self concept . Miller, Jacobsen e Bigner (1981), ottennero alcuni risultati diversi nel loro studio su 34 madri lesbiche e 47 eterosessuali. Gli studi di Miller et al., riscontrarono che le madri lesbiche erano piu’ portate a centrare adeguatamente le loro risposte sui figli, rispetto alla loro controparte eterosessuale. Gli autori non trovarono differenze sostanziali nell’educazione. Forse il problema della maternita’/paternita’ sta piu’ nel dover affrontare, culturalmente parlando, la societa’ omofoba che crea di per se’ conflitto e patologia, e meno sul pregiudizio che esiste qualcosa di innaturale e pericoloso nelle persone! Forse non e’ tanto la possibilita’ che un uomo o una donna possano allevare bambini serenamente e senza influenze sull’orientamento sessuale, piu’ di quanto genitori eterosessuali possano farlo ma, che la societa’, la scuola, i vicini di casa, i mass media, ecc. possono essere cambiati e stimolati ad una cultura della diversita’; raggiungere con strategie appropriate questo obiettivo e’ sicuramente un’opera di prevenzione sociale e di salute mentale!
Bibliografia
Bonaccorso, M. (1994) Mamme e papa’ omosessuali. Ed. Riuniti-Roma
Harris, M.B. & Tunner, P.H., (1985-86) Gay and lesbian parents. Journal of Homosexuality, 12(2), 101-103.
Harry, J., & Lovely, R. (1979). Gay marriages and communities of sexual orientation; Alternative Lifestyles, 2(2), 177-200;
Miller, Jacobsen e Bigner (1981), The child’s home environment for lesbian – heterosexual mothers: a neglected area of research. Journal of homosexality, 7 (1), 49-56.
Richardson, D. (1981) Lesbian Mothers. In: Hart J. Richardson D. The Theory and Practice of Homosexuality, London, Routledge Kegan Paul.
Scallen, R. M. (1981) An investigation of parental attitudes and behaviors in homosexual and heterosexual fathers. Dissertation abstract International, 42, 9.
Tripp, C. A. (1975). The homosexual martix. New York: Signet28 Dicembre 2015 alle 17:51 #1225829rebecca
PartecipanteSalve a tutti…….sono una donna separata da pochi mesi, dopo circa 16 anni di matrimonio, e solo da poco ho preso coscienza che il mio ex marito è gay. Non riesco a farmene una ragione perchè mi chiedo in continuazione come ho fatto a non accorgermi prima di questa sua omosessualità…..ma la cosa più importante che non riesco a gestire……come dirlo e se dirlo ai miei figli!!!!
8 Settembre 2016 alle 20:02 #949937arabesque
PartecipantePer tutti quelli che dicono: “come è possibile scoprirsi gay a 40 anni”.
Vi voglio portare ad esempio la mia personalissima esperienza, che non so se è un caso isolato, ma comunque è una storia reale.
Fin da quando ero bambino mi sono sempre innamorato di femmine, anche se non sono mai stato un donnaiolo a causa della mia timidezza. Devo dire che ho sempre preso delle “cotte” pazzesche, che mi facevano battere forte il cuore quando vedevo la persona amata (lei), che ricorreva spesso nei miei sogni sia a occhi chiusi che aperti. Mi ricordo che alle medie mi innamorai perdutamente di una mia compagnia di classe, senza però riuscire a concludere niente a causa della mia eccessiva timidezza e di notte fantasticavo anche di fare l’amore con lei.Nel periodo dell’adolescenza, ai tempi del liceo, incominciai a sentire attrazione per il corpo maschile, ma nonostante questo la mia attenzione era sempre rivolta alle ragazze e non sono mai riuscito a provare un sentimento diverso dell’amicizia per un ragazzo. Anzi ero talmente preso dall’universo femminile che avevo un approccio più naturale con le ragazze che con i ragazzi, di cui sinceramente mi interessava poco. Ho avuto il mio primo rapporto sessuale con una ragazza sul tardi verso i 19-20 anni e incominciai a pensare che primo o poi avrei voluto provare un rapporto sessuale anche con un uomo, dato che continuavo ad avere un’attrazione verso il corpo maschile, nonostante poi che tutte le volte che conoscevo un ragazzo non ci pensavo assolutamente. Comunque la mia vita futura la vedevo accanto ad una donna, anche perchè dal punto di vista emotivo non mi era mai capitato di provare sentimenti forti per i ragazzi, anzi quando arrivavo ad avere un po’ di confidenza con qualche ragazzo, l’idea di avere un contatto fisico mi lasciava indifferente.
Dopo un po’ di anni di fidanzamento con la ragazza della “prima volta”, decisi in maniera molto convinta che fosse la donna della mia vita con cui creare una famiglia e così feci.Ora ho 37 anni e, purtroppo, mi sono reso conto che non sono più innamorato della mia compagna e che vorrei iniziare una nuova vita, per ragioni totalmente diverse dal mio orientamento sessuale. In questo momento di grave crisi psicologica che sto vivendo, è riemersa la voglia di provare un rapporto sessuale con un uomo. Non so se è anche la profonda solitudine in cui mi ritrovo, ma sento che ho bisogno più che del sesso, di amicizia accompagnata da tenerezze, come baci, carezze e abbracci. Sogno di stare abbracciato con un uomo e baciarmi con lui. E sinceramente è la prima volta che provo questo desiderio.
Il mio futuro, adesso, non lo vedo con una donna accanto, ma sinceramente non so neanche se lo vedo con un uomo accanto.Quindi penso che a volte la scoperta del proprio orientamento sessuale non sia così ovvio, probabilmente anche grazie al condizionamento della società in cui viviamo, che ci vorrebbe tutti etero.
Nel mio caso in particolare, penso che se avessi avuto un percorso di vita diverso e avessi avuto modo di esplorare anche l’altro lato della mia sessualità, sarebbe stato più facile capire cosa sono e cosa voglio, perchè sinceramente, come dicevo prima, non sono convinto di riuscire realmente a provare dei sentimenti d’amore verso un uomo.Grazie per chi ha avuto la pazienza di leggere.
P.12 Novembre 2016 alle 14:54 #949938ceccobeppe
PartecipanteSono una donna di 54 anni che ha scoperto di aver sposato un gay e trovo ci sia tanta superficialita nel dire che ognuno deve essere onesto e vivere la propria sessualità.
Ho un figlio grande che col padre ha un rapporto bello e mai e poi mai gli passerebbe per la testa di pensare di avere il papà gay.
Secondo voi io da mamma come posso vivere questa situazione? Far del male a mio figlio? Preferirei morire.
Senza pensare al male che mi è stato fatto per tanti anni, alla mia vita ed hai miei anni più belli buttati al vento e dedicati a chi non meritava l’affetto e la dedizione che gli ho dato.
La vita è breve anche per chi non è gay e non è giusto sfruttare gli altri per i propri interessi.
Non ho altro da aggiugere mi sento solo molto ma molto delusa e credetemi a parole è veramente molto difficile descrivere cosa significa aver buttato al vento più di trent’anni per una persona che non meritava nulla19 Novembre 2016 alle 16:57 #949939max68
PartecipanteCaro ospite,
ascoltami attentamente, il tuo matrimonio è finito, perché tu e tua moglie non ve la intendente più. Punto e basta.
Non coinvolgete i vostri figli a comprendere fino in fondo i veri motivi.
Le coppie che si divorziano, sono moltissime in Italia. Potrebbe anche darsi che con il tempo, sperimentato esperienze extra matrimoniali, ritorni con tua moglie, alla quale, hai compreso che per otto anni vi siete voluti bene. Per evitare derisioni o discernimento per i vostri figli, intendo, lo sanno i loro compagni di classe, sai le risate, e non hai mai pensato, che uno dei vostri due figli, possa avere problemi di sessualità analoghi. Tutto può succedere, quindi, lasciatevi serenamente, fingiti attratto ad un’altra lei, non importa che ti giustifichi. Essere omosessuale, significa a volte convivere con la solitudine, perché nessuno ti desidera.
Trascorri i weekend insieme ai figli, ascolta i loro discorsi, potrebbero, e molto spesso accade, girarti il volto, per la vergogna. A volte tacere è molto meglio che svelare le carte.
💡21 Novembre 2016 alle 8:49 #949940flos.82
PartecipanteSalve.
Capisco che iniziare l’iter per i figli, vedere che il nucleo della propria famiglia si sta separando, mettere in discussione il proprio piccolo mondo siano qualcosa di molto doloroso… un po’ come se la terra avesse tremato e ci si trovi adesso a sistemare i resti della propria abitazione.
Tuttavia, considera tutto un nuovo inizio. Certamente, hai preso coscienza della tua omosessualità solo ora dato che l’omosessualità non compare all’improvviso: c’è e la si scopre conoscendo gli altri e se stessi. Cerca di essere orgoglioso di esserti conosciuto e scoperto finalmente. La strada è in salita, ma sarai te stesso, senza dubbi ed incertezze.29 Giugno 2017 alle 11:47 #1226891matteo
Partecipanteciao rebecca, ti rispondo per provare a spiegarti cosa succede dentro un padre/marito e per provare a consolare o “giustificare” se possibile quello che è successo.
Ho letto tutte le sentenze emesse in questo forum e purtroppo spesso il mondo omosessuale è un ghetto, per cui chi c’è dentro e ha spesso lottato per raccontare al mondo la sua omosessualità, vede chi sta “a cavallo” soltanto come un ignavo o una persona incapace di affrontare con risolutezza, rabbia e decisione il mondo.
Purtroppo o per fortuna siamo tutti diversi, ma siamo tutti umani.
Ho sempre odiato profondamente chi disegna il mondo con tratti ben definiti, negando i chiaroscuri che spesso fanno dell’uomo un capolavoro.
Siamo tutti figli di un mondo in cui bisogna niformarsi e classificarsi per essere “accettati” dal mondo, e spesso ci scordiamo che siamo semplicemente energia, chimica e un pizzico di follia e sogni.
Personalmente ho sempre rigettato l’idea che bisogna partecipare a pride di soli omosessuali con colori o bandiere (per non parlare delle mise) per ottenere diritti specifici, quando l’ugaglianza è alla base di ogni mondo civile.
Siamo uguali, con gli stessi diritti e gli stessi doveri e non c’è bisogno di lottare per chiamare una unione matrimonio, solo per il piacere di urlare in faccia al mondo “ho vinto!, sono più forte della chiesa cattolica!”
Chi sono io?
Una persona come te e come ogni altra, che semplicemente ama le sensazioni e le emozioni.
Gli uomini e le donne sono molto diversi, sono meravigliosi entrambi ma profondamente diversi.
E’ vero che ci evolviamo, che nel corso della vita ci capita di invaghirci, di legarci, di voler dipendere, di innamorarci, di voler essere protetti, di voler proteggere; e tutto questo semplicemente come le nuvole che cambiano forma ma non consistenza. non credo che nel tempo si cambi tanto da disinnamorarsi di qualcuno, anzi forse si cristallizzano le passioni e si portano nel mondo della logica, dandogli forza.
Tornando alla tua storia, ti dico soltanto che non devi in alcun modo sentirti presa in giro da nessuno e soprattutto non hai “fallito”.
Prova a chiudere gli occhi e a cercare i momenti felici, prova a ricordare i momenti in cui eravate coppia e forse ti accorgerai che anche in questo caso le cose si sono soltanto trasformate; e spesso sono le trasformazioni che fanno paura a noi umani.
Se siete stati accanto per tanti anni, tu avrai dentro molte cose sue e lo stesso sarà per lui.
Scordati l’atto sessuale in se e scordati delle parole “omosessuale” ed “eterosessuale”, personalmente sono convinto che abbiamo soltanto e semplicemente tutti un lato maschile ed un lato femminile e ciò che scegliamo nella vita è soltanto frutto di coincidenze e non si preferenze sessuali.
Non siamo soltanto animali, e ciò che ci serve per stare bene non è “scopare” ma condividere: uno strano e folle bisogno o equilibrio di dare e ricevere.
Chi lo sa fare, “scopa” per distrarsi o per rilassarsi, diversa cosa è “fare l’amore”; si vuole bene spesso per completare se stessi ma si ama per entrare in risonanza insieme.
Ho una storia molto complessa alle spalle e forse una molto più complicata nel divenire.
Proteggi i tuoi figli perché anche il tuo (!) lui probabilmente li ama, ma non dimenticare neanche un solo momento di quello che avete vissuto insieme, perché dovete ancora lottare per voi (tu e lui).
Vi siete dati l’un l’altro e non credo che per sedici anni vi siate presi in giro.
L’indissolubilità del matrimonio è forse una invenzione del lato temporale della chiesa e forse davvero è solo una protezione dei matrimoni combinati dei casati per proteggere le “ragioni di stato”.
Non pensare a quello che pensi di aver perso ma provate a stare accanto: siete l’uno dentro l’altro perché siete cresciuti insieme!
Provate a non scegliere e provate a non vivere di rabbia, ma semplicemente a perdonare voi stessi e chi amate o avete amato.
C’è un vecchio proverbio che dice che la cosa più difficile non è perdonare chi ci ha fatto male ma perdonare se stessi per avergli permesso di farcene.
I bambini non hanno bisogno di sapere cosa vi ha fatto male (a te ed al tuo lui), ma hanno bisogno di essere protetti, e voi (tu e il tuo lui) avete diritto ad essere felici, e (scusa l’anacoluto) se ti fa star bene stargli accanto, fallo pure, così come se a lui fa star bene starti accanto, lasciaglielo fare, in qualunque forma del mondo.
Prendi semplicemente tutto quello che c’è di bello.
(scusa per i troppi pensieri)
Con tutto l’affetto del mondo.30 Giugno 2017 alle 13:43 #1226892Marino
Partecipanteciao a tutti, anch’io mi sto accorgendo che mi manca qualcosa e ho superato i 50 anni.
E’ vero magari per molti anni ho inconsciamente represso questo desiderio ma ti posso confermare che è autentico e per qualcuno, soprattutto come me dove essere considerato gay era un peccato mortale con tanto di emarginazione dalla società è stato ancora più difficile. Già ammetterlo qui dentro a tutti voi è per me un grande passo aventi, sto cercano di capire.
Nel mio caso, sono attratto dalle donne ma anche dagli uomini, sono stato spostato ho avuto dei figli e se cerco adesso un’esperienza con un uomo vuol dire che dentro di me questo desidero forse è sempre stato represso.
quando finalmente avro’ provato capiro’ meglio anche me stesso …… -
AutorePost
- Devi essere connesso per rispondere a questo topic.