Gay.it Forum › Forum › Sesso › come avete scoperto di essere passivi?
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11 Ottobre 2016 alle 8:37 #994430soledamorePartecipante
Si ha poco da ridere: per superorgano perineale intendo il complesso costituito da pene, testicoli, zona perineale, ano e retto senza soluazione di continuità. Un unico organo che nel gay è sessualizzato (ovviamente nel gay risolto) mentre nell’etero difficilmente lo è perché la zona che va dal perineo al retto in genere è tabuizzata dall’educastrazione eteronormativa.
11 Ottobre 2016 alle 16:35 #994429zellaPartecipante@carson wrote:
…zzellona, è chiaro che hai avuto il tuo solito trans-fert ( ❗ ),…infatti lo sanno anche i sassi che solo tu per perdere la verginità hai dovuto accontentarti e quindi ricorrere, in giovanissima età, alle aste di ferro appuntite delle inferriate…e che dirti, accontentati e non lamentarti troppo…quelle almeno erano gratis!
p.s.: Il giardino della casa dove abitava Gore ha per recinzione solo alti muretti a secco, anche se si trova proprio alla fine di via San Giovanni del Toro… 🙂 )))
– – – 8) zzellaccia,deve essere stata una ferita narcisistica molto salata quando l’addetto alla sicurezza ti ha vietato il
trans– ito nella villa di Gore dalla porta principale!!!!Figurati se il grande Vidal riceveva una macaroni senza nè arte nè parte come te nel luogo in cui aveva ospitato Jacqueline (Onassis, già Kennedy) 😯 😆 :D. Tra l’altro a lui sessualmente piacevano maschi & virili,non le Myra Breckinridge come te 😆
(senza offese per Myra che almeno resta uno dei più riusciti trans….. letterari)p.s.2: Dall’attigua Villa Cimbrone, ai tempi in cui vi viveva Gore,c’era una cancellata in ferro battuto che faceva da entrata di servizio nel giardino de “La Rondinaia”.Da dove vorresti farci credere che hai tentato di intrufolarti,dopo essere stata cacciata a calci nel sedere?di nuovo dall’entrata principale?
Hai tentato di scavalcare l’inferriata e ti è entrata l’asta nel culo.Così finalmente hai scoperto di essere passiva.
Bye & kiss my ass 🙂12 Ottobre 2016 alle 7:29 #994439carsonPartecipanteCapisco: guarda soffri di senso di inferiorità tipico dei guardoni di celebrities…non hai senso delle proprzioni monadane, e dài valore a tutti quegli inutili feticci tanto cari ai lettori di “Chi”, “Novella 200” e “Pettegola Trendy”…testate note per saper ripristinare, più che altro la flora vaginale e rettale delle infoiate malchiavate in gita domenicale da tuttocompreso…!
12 Ottobre 2016 alle 9:29 #994440yandreyPartecipanteIo personalmente mi sento passivo da sempre, pur avendo provato a penetrare, la sensazione e il piacere che provo ad essere passivo non la provo assolutamente nell’essere attivo, quindi penso che si nasca passivi come si nasce uomo o donna, quindi gay attivo e gay passivo!
12 Ottobre 2016 alle 13:31 #994441soledamorePartecipante@yandrey wrote:
Io personalmente mi sento passivo da sempre, pur avendo provato a penetrare, la sensazione e il piacere che provo ad essere passivo non la provo assolutamente nell’essere attivo, quindi penso che si nasca passivi come si nasce uomo o donna, quindi gay attivo e gay passivo!
Ti capisco, “yendrey”! Ma ti assicuro che passivi si diventa, a meno che non si nasca con il cordone ombelicale che fuoriesce dal sedere, immagino… 🙂
La passività è una costruzione di ruolo , indice di omosessualità risolta e quindi consapevole – quando non compulsiva. Non è un’identità! Questo lo credono solo le “sfrante”.
Il fatto che la stragrande maggioranza dei gay sono passivi (non diciamo quasi “tutti”, per essere politically correct…), non dimostra però che tutti i gay siano omosessuali risolti. Infatti molti gay si identificano totalmente con la loro passività, facendo del loro ano il centro del’universo. E’ anche vero che l’esperienza del transito psicologico, evitando di cadere nella trappola della “donna dentro for ever” (altra tipica dinamica sfranta), non è da tutti. Tant’è vero che molti gay la confondono con il problema di identità di genere delle trans che vogliono operarsi. Sfortunatamente, non tutti hanno letto Jung e l’unica nozione psicologica (indiretta) che hanno dell’omosessualità, è che è stata depennata dal DSM, la “bibbia” della psichiatria mondiale, e che quindi non è patologica. Di conseguenza inferiscono che è cosa buona e giusta, addirittura naturale. Per altri è addirittura un gusto o una moda!
Io credo che sia qualcosa di molto più complesso! Credo che sia la cosa più difficile da far capire a certe passive irrisolte, che imbrattano i forum gay di concetti novecenteschi, assolutamente superati dalla teoria queer più avvertita.12 Ottobre 2016 alle 13:38 #994442marco77Partecipante@soledamore wrote:
Sfortunatamente, non tutti hanno letto Jung
…..
assolutamente superati dalla teoria queer più avvertita.
hai letto jung nel tuo ultimo ricovero psichiatrico ?
apri un queer-forum e traslocca da qua per favore. 🙄
12 Ottobre 2016 alle 13:39 #994443the_fishermanPartecipante@soledamore wrote:
Sfortunatamente, non tutti hanno letto Jung
Fortunatamente, volevi dire.
Sfortunatamente (per noi) tu sei tra quellE che lo hanno letto.12 Ottobre 2016 alle 14:02 #994444hugeunicumPartecipante@the_fisherman wrote:
@soledamore wrote:
Sfortunatamente, non tutti hanno letto Jung
Fortunatamente, volevi dire.
Sfortunatamente (per noi) tu sei tra quellE che lo hanno letto.Guarda che soradommore non sa neanche cosa voglia dire Queer, figurati se abbia mai potuto leggere Jung! Al massimo ha orecchiato qualche suggestione freudiana dal macellaio omofobo. Resta una volgarissima transessuale irrisolta che vive in qualche periferia degradata del napoletano. E che crede che il suo piccolissimo mondo sia l’umanita’ gaia.
12 Ottobre 2016 alle 14:12 #994445soledamorePartecipanteEd ecco la Grande Trolla Unica che caccia il sederone fuori, dopo aver mandato in avanscoperta i suoi cloni 😈
Non deve aver resistito più quando ha cominciato a leggere di obsolete froce novecentesche, decostruzione, teoria queer, Jung… Tutte le sue gaie certezze hanno cominciato a vacillare rinsecchendole la clitoride estrofessa naturalmente lubrificata dai suoi laidi umori 😆
Meglio lei, comunque, delle pretenziose zitelle che cercano di darsi un tono discettando sulle proporzioni dei pisellini nella statuaria greca, facendo finta di ammirarne le classiche proporzioni…12 Ottobre 2016 alle 14:25 #994446hugeunicumPartecipanteIn pratica soradammore potrebbe essere una donna turca o libica o libanese. Una di quelle che credono che sei hai un briciolo di erezione e sei capace a ficcarlo in culo ad un altro uomo devi sposarti e fare figli. E dichiararti eterosessuale. Solo se sei passivissimo allora devi esporti al pubblico ludibrio e dichiararti gay. O vivere nella clandestinita’ e farti fottere da sedicenti eterosessuali, sfuggendo ogni definizione, magari pronunciando una parolina magica – Queer – di cui non puoi capire il senso per mancanza di complessita’ psicologica ed emotiva.
IGNORATELA
12 Ottobre 2016 alle 14:49 #994447soledamorePartecipanteQualcuno ricordi a questa povera profuga di HugeUnicum, forzata dallo spettro della disoccupazione a portare inutilmente le sue chiappe imbolsite all’estero, dove – a quanto dicono – ha avuto la sua massima opportunità come friteuse in nero, per poi ritornare nel casertano incattivita dall’ennesima ferita narcisistica, qualcuno le ricordi che parlavo di animus e anima in senso junghiano già dal mio primo intervento in questo forum 🙂
Il transito per un queer è sempre e solo un transito psicologico. Non solo, a differenza del gay novecentesco, nel queer non c’è nemmeno castrazione narcisistica. Il mio Phallus è significante e significato reale, non simbolico. Sono fuori dalla trinagolazione edipica. Splendida macchina desiderante innestata su un corpo senza organi che funziona. Al centro del mondo, ovunque io sia, a portare il Verbo, ovvero il Logos il quale sempre sovrasterà il chiacchericcio sguajato della culandra che di post-moderno può avere solo qualche inutile velleità.
Io sono il futuro della “Gaia Umanità”. Sono nato postumo, come disse qualcuno. Tu ed Almadell fate parte già del passato, e non ve ne siete nemmeno accorti. Siete Personae Sexualis (C. Paglia) del secolo passato: l’omosessuale che si emancipa identificandosi con un fallocentrismo indotto, funzionale all’industria sessuale che ha sfruttato il suo bisogno di riconoscimento per arricchirsi sul suo culo. Spesso rimasto frigido.
12 Ottobre 2016 alle 15:40 #994448soledamorePartecipanteNaturalmente sono l’unico in questo sito che ha il diritto, oltre che il dovere, di scrivere di teoria queer, essendo personalmente al centro della sua elaborazione, come pensatore queer, appunto. Per tizi come HugeUnicum queer consiste unicamente nella q dell’acrostico glbtq. Una sigla che serve ad arricchire una proposta ormai senza contenuti. Ma che può essere utile, in questi tempi grami, a dare una qualche forma di collocazione pur se non molto gratificante.
L’identità è una questione maledettamente seria: in tutta questa girandola di cloni che sublimano la loro catessi in una produzione fantasmatica di compensazione, definirsi gay è l’unico modo che hanno alcuni soggetti per sentire di esistere, pur non essendo qualcosa di chiaro. Il termine “gay” dà loro la certezza che l’attrazione, fondamentalmente ancora genitale, per persone dello stesso sesso, fa di loro in qualche modo degli essenti. Anche se non sanno bene che o cosa sono, sanno di essere qualcosa. E questo basta per evitare i rischi della de-personalizzazione e la sua faglia beante, con i suoi fraintesi transiti, nomadismi, con le sue paurose fluidità.
Sicuramente, queste persone alla ricerca di un’identità “nell’essere gay” hanno bisogno di scrollarsi gli stereotipi che la pratica dell’omosessualità ha prodotto naturalmente nel corso dei millenni nei loro confronti. Da qui la bifobia, la transfobia, tutte le varie forme di endo-omofobia insieme con la banalizzazione dell’essere queer, che cercano di spiegarsi come etichetta che si dà il gay velato, magari sposato, perché non si accetta.
Ma nell’armadio di ognuno di loro c’è sempre da qualche parte quella vecchia checca che prima o poi fa capolino, costretta in passato al “coming in” da un’emancipazione frettolosa e superficiale. Sempre più imbarazzante. Sempre più ingestibile, man mano che il tempo passa e il proprio valore sul mercato della carne diminuisce approssimandosi allo zero. Spesso sempre più nevrotica e irrisolta. Resta il dilemma che averlo preso nel culo, o non averlo preso, è stata una metaforica, ma reale presa per il culo, da un punto di vista esistenziale.
Il momento della verità arriva quando, pur perdurando l’attrazione per le persone dello stesso sesso, si rendono conto che sono loro stessi a non suscitare più alcun tipo di attrazione. Il fallocentrismo sa essere crudele, con i suoi limiti estetici e anagrafici. Lì allora avviene la grande separazione: tra chi ha delle possibilità economiche e riesce a soddisfare il suo desiderio compulsivo rivolgendosi al mercato parallelo della prostituzione, diventando una zitella acida e scettica; e chi, non potendosi permettere nemmeno un prostituto, ma forse a stento un degno companatico che gli eviti di rovistare tra i rifiuti, deve ricorrere alla soddisfazione sostitutiva della pornografia gratuita o a prezzi ragionevoli su internet. Uno zitellaggio non meno acido, ma forse più patologico perché privo di quella dimensione umana che persiste pure nel commercio con il rumeno o con il bulgaro in una pubblica latrina.
I pochi che sono riusciti ad investire sull’affettività di lunga durata, sfuggendo alla coazione fallocentrica – casi abbastanza rari – trovano una loro risposta nel sacrificio (che sia laico o cristiano, sempre di sacrificio si è trattato, quindi massimo rispetto per almadell come martire della causa gay) per le generazioni future.
Per le quali possono dire di aver cercato di costruire un mondo migliore per gli altri gay. O almeno ci hanno tentato. Nella speranza che il mondo non sia peggiorato complessivamente, cosa sempre più difficile da negare.
Per questi ultimi la beffa più atroce può essere la fine improvvisa del rapporto con la condanna definitva ad una solitudine che nessun succedaneo potrà mai alleviare. L’uomo riesce ad essere immaturo fino a quando la Natura non gli conferisce la pace dei sensi, ed è fondamentalmente inaffidabile, a differenza della donna. Fin quando si è sessualmente attivi, non c’è nessuna certezza assoluta nell’affettività omosessuale. Anche qui il sacrificio e il perdono sono essenziali. La fede può aiutare.
La coppia gay da mulino bianco non esiste nemmeno nella pubblicità, temo.12 Ottobre 2016 alle 15:49 #994449the_fishermanPartecipanteSoradamara che cosa ti fumi prima di scrivere queste cazz… ops… meraviglie?
12 Ottobre 2016 alle 16:06 #994450soledamoriPartecipante@soledamore wrote:
Naturalmente sono l’unico in questo sito che ha il diritto, oltre che il dovere, di scrivere di teoria queer, essendo personalmente al centro della sua elaborazione, come pensatore queer, appunto. Per tizi come HugeUnicum queer consiste unicamente nella q dell’acrostico glbtq. Una sigla che serve ad arricchire una proposta ormai senza contenuti. Ma che può essere utile, in questi tempi grami, a dare una qualche forma di collocazione pur se non molto gratificante.
L’identità è una questione maledettamente seria: in tutta questa girandola di cloni che sublimano la loro catessi in una produzione fantasmatica di compensazione, definirsi gay è l’unico modo che hanno alcuni soggetti per sentire di esistere, pur non essendo qualcosa di chiaro. Il termine “gay” dà loro la certezza che l’attrazione, fondamentalmente ancora genitale, per persone dello stesso sesso, fa di loro in qualche modo degli essenti. Anche se non sanno bene che o cosa sono, sanno di essere qualcosa. E questo basta per evitare i rischi della de-personalizzazione e la sua faglia beante, con i suoi fraintesi transiti, nomadismi, con le sue paurose fluidità.
Sicuramente, queste persone alla ricerca di un’identità “nell’essere gay” hanno bisogno di scrollarsi gli stereotipi che la pratica dell’omosessualità ha prodotto naturalmente nel corso dei millenni nei loro confronti. Da qui la bifobia, la transfobia, tutte le varie forme di endo-omofobia insieme con la banalizzazione dell’essere queer, che cercano di spiegarsi come etichetta che si dà il gay velato, magari sposato, perché non si accetta.
Ma nell’armadio di ognuno di loro c’è sempre da qualche parte quella vecchia checca che prima o poi fa capolino, costretta in passato al “coming in” da un’emancipazione frettolosa e superficiale. Sempre più imbarazzante. Sempre più ingestibile, man mano che il tempo passa e il proprio valore sul mercato della carne diminuisce approssimandosi allo zero. Spesso sempre più nevrotica e irrisolta. Resta il dilemma che averlo preso nel culo, o non averlo preso, è stata una metaforica, ma reale presa per il culo, da un punto di vista esistenziale.
Il momento della verità arriva quando, pur perdurando l’attrazione per le persone dello stesso sesso, si rendono conto che sono loro stessi a non suscitare più alcun tipo di attrazione. Il fallocentrismo sa essere crudele, con i suoi limiti estetici e anagrafici. Lì allora avviene la grande separazione: tra chi ha delle possibilità economiche e riesce a soddisfare il suo desiderio compulsivo rivolgendosi al mercato parallelo della prostituzione, diventando una zitella acida e scettica; e chi, non potendosi permettere nemmeno un prostituto, ma forse a stento un degno companatico che gli eviti di rovistare tra i rifiuti, deve ricorrere alla soddisfazione sostitutiva della pornografia gratuita o a prezzi ragionevoli su internet. Uno zitellaggio non meno acido, ma forse più patologico perché privo di quella dimensione umana che persiste pure nel commercio con il rumeno o con il bulgaro in una pubblica latrina.
I pochi che sono riusciti ad investire sull’affettività di lunga durata, sfuggendo alla coazione fallocentrica – casi abbastanza rari – trovano una loro risposta nel sacrificio (che sia laico o cristiano, sempre di sacrificio si è trattato, quindi massimo rispetto per almadell come martire della causa gay) per le generazioni future.
Per le quali possono dire di aver cercato di costruire un mondo migliore per gli altri gay. O almeno ci hanno tentato. Nella speranza che il mondo non sia peggiorato complessivamente, cosa sempre più difficile da negare.
Per questi ultimi la beffa più atroce può essere la fine improvvisa del rapporto con la condanna definitva ad una solitudine che nessun succedaneo potrà mai alleviare. L’uomo riesce ad essere immaturo fino a quando la Natura non gli conferisce la pace dei sensi, ed è fondamentalmente inaffidabile, a differenza della donna. Fin quando si è sessualmente attivi, non c’è nessuna certezza assoluta nell’affettività omosessuale. Anche qui il sacrificio e il perdono sono essenziali. La fede può aiutare.
La coppia gay da mulino bianco non esiste nemmeno nella pubblicità, temo.Cara, poche storie sei una transessuale irrisolta mai emancipatasi. Acetta la tua transessualità e cercati un eterosessuale sposato attivo procreativo, che unico, può generare prole e proprio per questo è ATTIVO e Uomo.
12 Ottobre 2016 alle 16:23 #994451carsonPartecipante@the_fisherman wrote:
Soradamara che cosa ti fumi prima di scrivere queste cazz… ops… meraviglie?
Magari tutte le stronzate che scrive fossero dovute a un mente fumata,..temo proprio che le scriva da sobria, questo è il vero dramma!
Per me deve essere molto infelice e complessata,…e poi scambia la sua triste condizione psicologica e la sua infelice e squallida esistenza per quella…(guarda un pò) di tutti gli omosessuali.. 😐
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