Gay.it Forum › Forum › Attivismo, associazioni, politica, cultura › Non c’è più sentimento tra i giovani?
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28 Ottobre 2019 alle 15:20 #1228689
Federico
PartecipanteSalve a tutti, vi prego di perdonarmi se ho scritto un poema ma ho cercato di riassumere la frustrazione che sto vivendo in questi giorni. Magari chi di voi riesce a sopravvivere alla lettura saprà darmi qualche consiglio.
Sono sinceramente esasperato, sono deluso, amareggiato, afflitto e una serie di altre sensazioni negative. Probabilmente questo post sarà percepito come generalista, impreciso e magari anche offensivo per alcuni, ed è questo il motivo per il quale ci tengo a precisare fin da subito che quanto segue è conseguenza della mia personale esperienza, del mio essere me stesso, che però potrebbe, spero, riguardare anche altre persone come me, una minoranza assoluta in una società asettica.Viviamo in una società liquida, in cui i valori si sfaldano e cose come l’etica e la morale vengono considerate inutili orpelli del passato. Nel mondo delle relazioni umane io trovo che tutto questo raggiunga l’apoteosi. Che i valori si sfaldino non è di per sé un problema. I valori non sono universali ed è sempre bene che quelli vecchi vengano sostituiti dai nuovi. Ma in una società che si priva dell’etica, dove i soggetti che vivono nel mondo non hanno più una morale, perché la loro unica morale è solo godere quanto più possibile senza preoccuparsi delle conseguenze, io mi sento terribilmente isolato. Io lo vedo, lo vedo nel numero crescente di “coppie aperte”, la monogamia che viene accusata di essere una specie di trappola, insieme all’uso sempre maggiore di siti di incontri adoperati esclusivamente per scambio sessuale, immagine perfetto della società dei consumi, schiavizzata dalla tecnica e dal bisogno di rapidità, efficienza e commerciabilità, anche delle persone.
Ora, so cosa state pensando, e lasciate che vi dica che sono un antropologo, specializzando in etnopsichiatria, quindi so benissimo, probabilmente meglio anche di voi che state per criticarmi, quanto una cosa come la sessualità e le sue manifestazioni, sia un fatto culturalmente determinato, e che dunque non c’è scritto da nessuna parte che bisogna avere un solo partner fisso alla volta. Per esperienza personale, tuttavia, sono portato a dubitare fortissimamente che ci sia la consapevolezza antropologica dietro la crescente moda di una sessualità liquida e poligamica, perché a me sembra piuttosto l’emblema di una insicurezza generalizzata, che si esplica nel terrore feroce che tutti (e dico tutti) i miei coetanei con i quali ho affrontato l’argomento iniziano a mostrare palesemente quando gli chiedo se intenderanno mai costruire un rapporto stabile con una persona.
Dove siete? È questa la domanda che mi pongo ossessivamente da mesi ormai. Facciamo un breve riassunto. Sono gay, e già questo mi pone in una condizione minoritaria, ma mai quanto la mia seconda peculiarità: ho dei sentimenti. Ebbene sì, che ci crediate o meno, anche io li provo.
Oddio, lo stereotipo del gay è solitamente quello di una persona sensibile, ma lasciate che vi dica che nulla potrebbe essere di più lontano dalla realtà. Mi sento l’unico fedele allo stereotipo, anche se non penso di sapermi vestire bene o di gesticolare come invece fanno ancora fare ai personaggi gay in certe commedie italiane di sesta categoria.
Sono stato fidanzato per cinque anni per poi rendermi conto di aver vissuto in un’illusione, perché la persona che è stata con me per cinque anni ha confessato di sentirsi “imprigionata” da un mio comportamento. Quale, vi starete chiedendo, ero forse possessivo? Gli leggevo i messaggi? Dovevo sapere dov’era in ogni momento? No, nulla di tutto ciò. Ammetto di essere caratterialmente molto geloso, ma non mi sono mai ritenuto possessivo, né mi è mai stato recriminato di esserlo. Infatti, la mia unica colpa mortale è stata quella di provare dei sentimenti, di chiedere, quelle rare volte in cui vivevo un brutto momento, un po’ di conforto emotivo, o addirittura di sconvolgermi quando, verso la fine di questa relazione “oppressiva”, mi venne proposto di diventare una coppia aperta. Oddio ragazzi, improvvisamente sono così demodé: la monogamia, ancora con questa vecchia storia? Alla fine, ero talmente oppressivo che comunque lui si era già dato il permesso di fare il poligamo da solo dopo i primi anni, ma visto che lui i sentimenti non ce li aveva, mentre io si, ha pensato bene che era molto più comodo fingere che andasse tutto bene, e farmi fesso cinque anni, dicendomelo solo alla fine, quando proprio si era stancato di me e non gli servivo più per il sostegno psicologico (perché io lo davo, almeno).
Ora, la situazione in cui mi trovo catapultato da diversi mesi, è una certa solitudine. Sono una persona molto timida, pochi amici (e comunque nessuno nella città dove vivo ora per i miei studi) e che detesta i luoghi caotici e affollati. La mia serata ideale sarebbe in qualche posto tranquillo (meglio se dentro quattro mura) in compagnia di pochi amici a chiacchierare, ridere e scherzare insieme. Odio la musica alta, ho l’oclofobia, la se sono in un posto affollato mi sento mancare l’aria, sono astemio, non fumo e soprattutto (peccato imperdonabile) sono anche vegano.Sono sicuro che esista un girone dell’inferno apposito per i misantropi sociopatici ed erbivori come me, che “non sanno divertirsi” e mettono sempre in imbarazzo la gente quando gli fanno domande che come livello di difficoltà superano la terza media.
Adesso però vi chiedo di immaginarvi, umanamente, se ne siete capaci, cosa può provare nella vita una persona come me. E intercetto la vostra risposta menefreghista che mi impone di superare la timidezza e “buttarmi nella mischia”, che è un po’ come dire ad uno che soffre di asma “e respira dai, che ti costa fare un bel respiro!”, visto che tanto la gente mai e poi mai si sforzerà di capire la soggettività o i modi di essere altrui, e a loro basta dire ad un depresso “non essere triste”, per credere di aver risolto la situazione, mentre invece l’hanno solo peggiorata.
Ora, nella speranza che siate sopravvissuti nella lettura finora, e avvertendovi che non siamo nemmeno a metà del poema, vi chiedo: una persona nelle mie condizioni, che dovrebbe fare? Sapete com’è, nella totale solitudine proprio non ci so stare, è più forte di me, e visto che non è mia intenzione pagare lo stipendio a uno psicanalista perché mi aiuti a superare la depressione, ho bisogno di sapere se nel mondo esista qualcuno con cui condividere il mio percorso di vita. Per i motivi che ho già spiegato, non è certo facendo vita notturna nei locali, in quei piccoli angoli di inferno per le persone come me, che posso sperare di trovare qualcuno. È anche vero che noi gay non abbiamo la targhetta identificativa, e siamo oltretutto una minoranza. Dunque esclusi luoghi ed eventi caotici, cosa può fare un povero disgraziato come me per cercare qualcuno?
Se non ci siete arrivati suggerisco io: siti di incontri. Si tratta dell’unica soluzione logica, perché da un lato evitano lo scoglio della statistica, visto che sai per certo che tutti gli iscritti ad un sito di incontri gay saranno a loro volta gay, e dall’altro evita anche il mio problema per i “locali”, dove non potrei resistere un minuto senza soffocare. Un locale affollato per un oclofobico è come un ascensore per un claustrofobico.Inizialmente sono partito abbastanza ottimista, e mi sono iscritto alle due principali chat gay: Grindr e Romeo. In realtà mi sono iscritto praticamente a tutti i siti di incontri, ma la verità è che vivendo in una città che non è New York, ho constatato da subito che… ero praticamente l’unico iscritto. Rimangono dunque i grandi siti, che sono sostanzialmente, e questo solo in Italia (qualcuno mi spieghi che problemi abbiamo), delle sagre della minchia, in senso letterale. Tutti hanno in testa una cosa sola: ottenere sesso facile il più velocemente possibile. A nulla è servito completare la mia descrizione specificando che ero lì per incontri, perché nessuno la legge, e ti mandano comunque la foto del pitone dando per scontato che tu sia come loro. E sapete qual è la cosa orribile? Che sono autorizzati a pensarlo perché è vero: loro sono la maggioranza assoluta degli iscritti, e dunque sono autorizzati a pensare che quel sito sia un ufficio di collocamento del sesso.
Ma la domanda che, a questo punto, ha iniziato a tormentarmi è: “possibile che non esista nessuno come me?”, perché la questione non è solamente avere intenzioni serie, dato che mi rendo perfettamente conto che magari qualcuno in cerca di una relazione possa disdegnare certi siti e mettersi a cercare, ma… dove? Dove si mette a cercare? Non ne ho idea, perché i locali o gli eventi sono frequentati dalle stesse persone che poi stanno anche sui siti, ma oltretutto se qualcuno è timido come me? Si fotte. Selezione sociale: vanno avanti solo gli scopatori seriali.
In tutto questo non posso far altro che continuare, ossessivamente e disperatamente, a domandarmi “c’è nessuno?”, cioè davvero siete tutti soddisfatti così? Nessuno cerca qualcosa in più?
La conversazione che mi ha definitivamente demoralizzato, è stata con un ragazzo che mi ha scritto su Romeo. Quando gli rispondo, parafrasando, che cercavo “gente di sentimento” e non sesso facile, questo si scandalizza e, quasi offeso a morte, mi replica che questo “imperativo” ai sentimenti non lo trova giusto.Dove sta l’imposizione? Io, personalmente, vedo un’imposizione a sottomettermi al vostro mondo di sessualità liquida e consumistica, dal momento che è praticamente l’unica cosa che tutti volete, ma che ci sia qualcuno o qualcosa che vi obblighi a provare dei sentimenti non mi risulta, anzi, siete dei perfetti automi oggettificati. Il ragazzo continua, quasi dovesse difendersi in tribunale, dicendo che non tutti sono obbligati a provare sentimenti, che lui non li ha, o almeno non ne sente il bisogno, e che il suo ideale di rapporto umano è “diverso” dal mio.
Umani senza sentimenti. Mi sono autorizzato a considerare la dichiarazione di questo squilibrato (perché a questo punto ho perso ogni forma di rispetto verso tali persone) come una testimonianza della condizione in cui versano tutti quelli che cercano “divertimento”, come loro stessi amano definirlo. Io personalmente non ci trovo nulla di divertente in ciò che fate, ma ammesso che lo sia per voi, non capisco quale genere di minaccia costituisca la mia presenza, dal momento che ogni volta (e giuro che non scherzo) che devo giustificare la mia necessità di cercare un rapporto umano più profondo e non una semplice botta e via, mi vedo rispondere una sequela di insulti con tono supponente e autoritario, che vogliono dirmi sostanzialmente che la mia esistenza non è ben accetta, che anche io mi devo piegare al diktat del sesso facile, e che tanto non troverò mai quello che cerco né lì né da nessun altra parte. È come se la mia esistenza li terrorizzasse, perché sta lì a ricordargli che non siamo ancora estinti del tutto, che l’essere umano prova dei sentimenti, e che continuare a nasconderli per paura di conoscersi e di prendersi delle responsabilità, per poi dire di non averne bisogno, è solo una delle tante rimozioni che vi condurranno ad una vita svuotata di ogni significato.La tanto bistrattata monogamia, al di là delle imposizioni culturali o meno, è un fatto di maturità personale. Ribadisco che è la mia opinione, ma personalmente ritengo che se una persona non ha paura di conoscersi, allora non ha nemmeno paura di conoscere l’altro da sé, di costruire un rapporto duraturo basato su uno scambio reciproco di sentimenti, che va oltre la semplice attrazione fisica. Oggi invece c’è un terrore per i sentimenti: “il romanticismo è passato di moda”, mi dicono, come se i sentimenti fossero stati inventati nel romanticismo, e dunque non esistessero prima, come se una persona non avesse un proprio mondo soggettivo, come se non gli facesse piacere che questo mondo venisse in qualche modo compreso anche da altri. Invece ci trinceriamo dietro questo devastante egoismo, credendo di non aver bisogno di nessuno, di bastare a noi stessi, e che l’unico problema sia dar sfogo a quella libido che si ripresenta ciclicamente, e dunque non facciamo differenza tra persona e persona, tra soggetto e soggetto, perché è scaricare la libido l’unico scopo, è avere davanti il pezzo di carne che ci eccita, senza impegno, senza preoccupazione. Il soggetto deve diventare oggetto, la persona sparisce e inizia il “divertimento”. Yuppi, come mi diverto!
Questa è la grande differenza tra le persone che vivono e quelle che si “lasciano vivere”. Le prime vedono il male del mondo, vedono dei problemi, riconoscono i propri bisogni umani senza soffermarsi meramente a quelli fisico-fisiologici, e con un atto di responsabilità, mossi da uno spirito di conoscenza, cercano qualcosa in più, cercano risposte alla sofferenza, fanno un percorso di conoscenza individuale, e sono inevitabilmente portati alla ricerca di qualcuno che, come loro, abbia una visione più “profonda” dell’essere umano, che non si faccia travolgere dal flusso di eventi della vita, che non si sottometta ai voleri sociali. Gli altri, quelli che si lasciano vivere, sono coloro che si sono arresi, che si lasciano trasportare dal flusso, che fanno le vittime del mondo, perché non vogliono caricarsi sulla schiena la responsabilità di pensare, di decidere, di conoscere e conoscersi, e per questo si accontentano di una finta felicità: mangiare, riposare quando gli è concesso e scopare, che vita piena di significato!
Il resto non deve disturbarli, e si mostrano anche infastiditi, e talvolta terrorizzati, quando gli si fa notare che la loro presenza mentale è pari a quella di un tavolino, che non sanno letteralmente ciò che fanno, che vivono di automatismi e che vivono una vita all’insaputa di loro stessi, rimuovendo e celando tutto ciò che richiederebbe un impegno mentale maggiore di quello richiesto per saper usare tinder (o grindr).Che poi onestamente, a me non importa nulla di queste persone. Volete andare a letto ogni sera con un ragazzo diverso? O magari con più di uno insieme? Ma sono cazzi vostri. Quello che non capisco è per quale motivo vada imposto pure a me, e soprattutto, quello che non riesco a realizzare e ad accettare, è che fine abbiano fatto i sentimenti. Possibile che sia rimasto l’unico gay sulla terra ad averne? Dove siete? Dove vi siete nascosti? Siete davvero morti tutti? Perché se c’è ancora uno solo che vive e lotta per sopravvivere, vi prego di dirmi che cosa deve fare un povero sventurato come me, maledetto dalla timidezza, dalla sensibilità e da un orientamento sessuale di minoranza, per provare a essere felice in questo mondo di persone oggettificate, in questo incubo di automi che mercificano quel che rimane di un amore polverizzato.
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