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10 Agosto 2018 alle 7:03 #829121anonymousPartecipante
Dal Blog di cadaverryx
Ricordi, una mattina d’agosto
“Non amo molto il mare e quella che, convenzionalmente, si usa chiamare “vita di spiaggia”. Essendo poi un po’ fotofobo e abbastanza ansioso non sono capace di restare ore e ore immobile a rosolarmi al sole, né tantomeno mi allieta lo spettacolo di tutti quei corpi che espongono, senza pudore, il proprio decadimento. Se qualcuno, non conoscendomi, mi chiede in questa stagione: “Non vai al mare?”, riceve solitamente come risposta uno sguardo torvo, a metà strada tra l’allibito e il disgustato, e un cortese ma laconicamente eloquente: “No, preferisco andare altrove”.
Eppure c’è stata un’epoca in cui andavo al mare tutte le estati, ma non dipendeva da me. Ero piccolo e il mare era quella specie di cloaca a cielo aperto che è l’Adriatico lungo la costa romagnola. Siamo andati per anni, io e i miei genitori, a Bellaria, allora in provincia di Forlì, oggi in provincia di Rimini, con l’eccezione del 1978 – data che ricordo con precisione perché era appena morto Paolo VI – in cui andammo a Porto Recanati, dove, in così tenera età, devo probabilmente aver assorbito l’influsso nefasto del poeta. Di quella cittadina balneare romagnola, però, non ricordo più molto e dubito che saprei orientarmi se ci tornassi oggi. L’ultimo anno in cui ci passai le vacanze estive fu il 1984: sono quindi ventiquattro anni esatti che non la rivedo. La curiosità di fare questo viaggio, che sarebbe innanzitutto un viaggio nella memoria, è forte. Chissà che cosa è diventata, per esempio, via Pisino, dove quasi sempre prendevamo una casa in affitto. Era una strada piuttosto desolata, al termine della quale occorreva superare un passaggio a livello prima di arrivare al mare. Negli ultimi anni il tratto conclusivo era adornato da un cartello con la scritta pleonastica “Fogna”, a indicare, per l’appunto, la presenza di una fogna scoperta – cosa, peraltro, perfettamente intuibile dai miasmi che da sempre si levavano quando passavamo di lì.Di quel poco che rammento, però, non tutto è negativo. Dirò subito che cosa non sopportava il bambino di allora: i sonnellini forzati del primo pomeriggio. Siccome quand’ero a casa – cioè nella vita normale, quella di tutti i giorni – non era abitudine né mia né dei miei genitori, che spesso lavoravano, coricarsi dopo pranzo, io avevo finito per associare il riposino postprandiale alla villeggiatura al mare, come se il primo fosse uno degli elementi caratterizzanti della seconda. Quello che invece mi piaceva – e ancora oggi mi piace – erano le mattine. Anche in tempi più recenti, visitando località di mare ben diverse dalla Bellaria della mia infanzia, come Nizza, Brighton o Sitges, i momenti che ricordo con più delizia sono proprio quelli antimeridiani quando, dopo il risveglio, si va a fare colazione o due passi in una città non ancora presa d’assalto dai turisti e si assiste, allo stesso tempo, al suo ridestarsi e alla ripresa delle attività consuete, quelle dei veri abitanti. Per qualche attimo si coglie un barlume del suo vero volto, non ancora troppo imbellettato per piacere ai villeggianti. Quand’ero piccolo, questo significava arrivare in una spiaggia ancora semideserta, trovare gli ombrelloni ancora chiusi, il mare liscio e l’acqua ancora fredda dopo la notte. Significava, per esempio, andare a piedi con mio padre fino all’edicola di San Mauro Mare, la località confinante, perché il bagno che frequentavamo era da quelle parti e non dalla parte opposta verso Igea Marina, in cui la densità umana era più alta, e comprare il giornale o un fumetto per me, che avrei poi letto restando magari in canottiera sotto l’ombrellone – perché ero fotofobo e smorfioso già allora.
Ma perché scriverne proprio oggi? Stamattina mi sono svegliato di buon’ora e sono andato a nuotare alla piscina di via Giovanni da Procida, una laterale di corso Sempione. Non ci vado mai, ma le altre piscine che solitamente frequento sono ormai chiuse. Quando sono uscito, rinvigorito dopo avere superato, con sessantadue vasche, il mio record personale, mi sono messo a pedalare lungo corso Sempione. Sarà stato il sole, sarà stata la strada deserta, saranno state le poche persone che ho incontrato e che stavano andando a loro volta in piscina, sarà stato che oggi è il mio giorno di riposo, sarà stato che era ancora mattina, mi sono sentito all’improvviso in vacanza in una Milano trasfigurata e, senza che io lo volessi esplicitamente, mi sono tornati alla mente gli anni in cui d’estate andavo regolarmente al mare con i miei genitori. E io, che non amo particolarmente il mare, se dovessi portarmi un’immagine di felicità in un’ipotetica vita futura o in un aldilà, sarebbe proprio l’immagine di una mattina d’estate in una città di mare. Se al sole si aggiunge anche un po’ di vento, allora la felicità potrebbe facilmente diventare beatitudine.“ -
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